Malessere Psicologia

Paura, stress e inibizione dell’azione

  • L'Urlo di Edvard Munch, psicologia e pauraI recenti studi delle neuroscienze ci mostrano con particolare evidenza come paura, stress e inibizione dell’azione siano concetti strettamente correlati.

    La paura è un’emozione che ognuno di noi ha certamente sperimentato nella sua vita, in diverse forme, con diversa intensità e in risposta ad eventi dei più svariati.

    La paura è un allarme che si aziona di fronte a situazioni rischiose dalle quali difendersi o fuggire.  Solitamente le modificazioni corporee che si attivano in queste situazioni hanno lo scopo di predisporre l’organismo alla reazione innata e istintiva di attacco o fuga (Walter Cannon, 1920), di fronte a quegli eventi che il soggetto considera pericolosi per la sua sopravvivenza.

    Consideriamo però che, in particolare nell’infanzia, ma anche nella vita da adulti, il bambino o il soggetto adulto si trovano a vivere spesso in situazioni di dipendenza, inferiorità, vulnerabilità e fragilità che li obbliga a non poter attivare la risposta attiva di attacco o fuga ma solo di rifugiarsi nel processo di inibizione dell’azione (Henri Laborit). Di fatto, infatti, la maggior parte dei individui, sia adulti che bambini, non può reagire attivamente alle situazioni negative che vive quotidianamente. In pratica non può fuggire e nemmeno aggredire i propri genitori, gli insegnanti o le persone “minacciose” con cui condivide la sua quotidianità, dalla famiglia al lavoro, per cui deve normalmente abituarsi ad inibire le proprie azioni ed emozioni attive e aggressive, come per esempio la rabbia.

    Paura e inibizione dell’azione

    Quando si verifica una prolungata sovra stimolazione a questo tipo di eventi stressanti non seguita da una risposta adeguata sia sul piano psichico che su quello motorio (sistema di attivazione attacco o fuga) questo implica un aumento del sistema dello stress che può dar luogo alla configurazione cristallizzata nota come sindrome dell’inibizione dell’azione. Quest’ultima indica propriamente la tendenza a non reagire attivamente ma a controllare e inibire ogni tipo di attività ed emozione generando il rilascio di alti livelli di cortisolo e noradrenalina nel sangue, che si manifestano in uno stato di stress cronico con alti livelli di ansia, angoscia e tensione psicofisica permanente.

    Nell’inibizione dell’azione il sistema respiratorio del soggetto, come il sistema muscolare in genere, viene congelato (freezing) e il  soggetto arresta  ogni  attività  fisica  immobilizzandosi. Parallelamente si riscontra anche un blocco del diaframma, dello stomaco e della gola  che  si  riflettono  sull’alterazione  della  normale  funzione  della  respirazione,  generando  le basi fisiologiche dei più comuni disturbi dell’apparato respiratorio.

    Vediamo quindi come la paura da un punto di vista psichico si manifesta attraverso una sensazione di allarme cronico, di forte ansia, anche se è il corpo che mette in atto la reazione più intensa: ipertensione muscolare, tachicardia, respiro corto e spezzato, profonda  tensione  muscolare  o  blocco  del diaframma  e  in  particolare  dello  stomaco (epigastralgia)  che  spesso  si  riflette  nei  disturbi  dell’intestino e del colon o nei casi gravi, brividi, tremori, fin quasi a raggiungere la perdita dei sensi (collasso).

    Comprendere e superare la paura

    La paura in qualche modo ci protegge ancora oggi, come nel passato, da esperienze che potrebbero minacciare un equilibrio che non siamo ancora pronti ad abbandonare. Allo stesso tempo però ci impedisce di esprimere noi stessi, in modo fluido e spontaneo e di confrontarci con situazioni che oggi, da adulti, saremmo in grado di affrontare senza frammentarci.

    Per superare una paura il primo passo è quello di riconoscerla e accoglierla, evitando di continuare a raccontarci che va tutto bene e che tanto passerà. L’accettazione quindi è il primo passo: è lasciarla esistere, in modo che possa rivelare aspetti di noi di cui spesso non siamo consapevoli, come la nostra fragilità, la nostra vulnerabilità, la nostra forza, i nostri bisogni più profondi.

    La psicoterapia aiuta

    La psicoterapia può aiutare l’individuo che si trova bloccato dalla paura a recuperare la piena potenzialità del suo essere

    Per raggiungere questo è necessario aumentare l’energia disponibile, per superare le restrizioni del passato e l’inibizione nel presente; allo stesso tempo è importante anche aiutare la persona impaurita a recuperare la sua piena funzionalità, tra cui la capacità espressiva e la padronanza di sé.

    L’obiettivo della terapia è la disinibizione dell’azione, a partire dai movimenti, dai gesti e dalle azioni del soggetto, collegati a pensieri e vissuti emotivi che potranno essere espressi.

    E’ possibile infatti sbloccare l’inibizione dell’azione derivante dalla paura e trasformarla in movimento, in espressione vitale, in uno spazio protetto come quello del setting psicoterapeutico dove la persona può imparare a rinforzare e a esprimere quegli aspetti delicati di sé, fragili, vulnerabili, aspetti che non sono ancora pronti a relazionarsi e confrontarsi con il mondo esterno. Vediamo come la paura diventa così un potenziale strumento di crescita personale e d’evoluzione per ogni individuo che intende interrogarsi sulle proprie sofferenze e trasformare tutti quegli aspetti di sé che oggi risultano invece fonte di disagio e disarmonia.

     

Autore

Cristiana Milla

Cristiana Milla

Psicologa, psicoterapeuta. Esperta in disturbi d'ansia, disturbi alimentari, difficoltà sessuali, dipendenze affettive, supporto alla genitorialità e alla famiglia. Collabora con l'Istituto di Psicosintesi di Roma.

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