Genitori e Figli

Quando la figura del padre diviene un fantasma

Significato del ruolo del padre, genitore, subpersonalità
Nelle culture occidentali da circa 100 anni si aggira*- un fantasma: il fantasma del padre.

Subpersonalità “padre”

La Psicosintesi, la psicologia teorica e pratica fondata da Roberto Assagioli nei primi del ‘900, ha nel proprio DNA l’animo molteplice, ovvero la concezione multi-personale della psiche umana. In questa prospettiva la psiche è concepita come un insieme di personaggi (in genere da 8 a 12) destinati ad essere governati da un centro di coscienza e volontà. Il concetto di subpersonalità, molto utilizzato in Psicosintesi e nelle migliori psicologie del globo, è associabile al concetto di “fantasma” presente in Psicoanalisi: è sempre un “tendere a”, uno “spingere verso” uno o più obiettivi da investigare.

Il padre: subpersonalità fantasma

Nelle culture occidentali la figura del padre è gradualmente andata in disuso: le guerre mondiali, autentiche ecatombe di padri, hanno restituito alla società civile pochi uomini non più in grado di badare a se stessi e alla famiglia. La dove non hanno potuto le guerre ha potuto il boom economico: padri tornati dalla guerra con Sindrome post-traumatica, assenti a se stessi perché “esserci” era troppo doloroso, e padri assenti perché intenti ad accumulare denaro per la emergente società del consumo.
Le subpersonalità “lavoro” presenti nei maschi occidentali sono divenute sempre più ipertrofiche, a tutto discapito del ruolo sociale del padre e delle altre subpersonalità che precedentemente avevano il ruolo di iniziare i giovani alla relazione con il mondo. Oggi la relazione con il mondo non è più mediata dal padre, ma dai fornitori di verità che militano tra le schiere dei politici e dei religiosi, che hanno tutto l’interesse ad allucinare su se stessi il ruolo del padre evitando così pericolose mediazioni.

La danza degli archetipi

Del resto per gestire le società di massa era necessario investire energie su archetipi più funzionali, primo tra tutti il Puer: “se restano bambini potremo incarnare noi il ruolo del buon padre di famiglia..”.
La televisione e gli altri media si sono rivelati strumenti ideali per caricare e scaricare gli archetipi, e così il Puer, l’adolescente, eterno fanciullo, il figlio mai veramente cresciuto neppure a 80 anni di età, è diventato “in” mentre altri (es. il padre, il sogno, ecc.) sono passati in secondo piano, retaggio di pochi.

Dai riti di passaggio all’esame di maturità

Per essere gestita la società di massa doveva essere adeguatamente modulata: dal clan si doveva passare alla ben più gestibile famiglia nucleare; dall’abitare il corpo (e l’istinto) all’abitare la mente e così via. Una delle tante vie percorse è stata quella di trasformare i riti di passaggio, le iniziazioni, ecc. – un tempo affidati ai padri e ai maestri – in qualcosa di più innocuo, mantenendo però le conoscenze tradizionali necessarie per forgiare persone libere, sane, e capaci di pensare con la propria testa, ma fruibili soltanto da una parte della popolazione.
Si è preferito, proprio come scelse Erzeloide, la madre di Parsifal, costruire una società senza cavalieri e senza quei valori che fossero in qualche modo in contrasto con l’obiettivo di realizzare una società governabile. Così facendo, però, si sono spinte nell’inconscio collettivo un sacco di cose buone per l’essere umano, cose destinate a tornare in superficie e superare le membrane che nel tempo si sono create al fine di gestire l’angoscia del fantasma che ritorna.

Subpersonalità incelofanate e cadeau transgenerazionali

Il ruolo del padre, sebbene depotenziato, attualmente viene comunque attivato nel momento in cui il maschio occidentale diventa genitore. Si esprimono così una o più subpersonalità silenti che fino ad allora stavano nei meandri del DNA umano come potenzialità non ancora espresse; questa espressione include la creazione di una personalità completa sia di lati “luce” che di aree governate dall’ombra.
Quel padre è dunque il frutto di un numero impressionante di influenze intergenerazionali e transgenerazionali: ogni figlio è il frutto della sintesi di due alberi genealogici (quello del padre e quella della madre), che a loro volta sono ognuno il frutto dell’interazione tra altri due alberi genealogici e così via, fino alla rappresentazione dell’intera umanità composta da alberi genealogici in relazione tra loro.

Il padre: questo sconosciuto

In generale è sempre bene essere almeno due passi avanti alle nostre subpersonalità, specie per quanto riguarda le subpersonalità che riconosciamo come maggiormente bisognose della nostra attenzione.
Colui che si rende conto che qualcosa non va nello svolgere la funzione paterna ha oggi la possibilità di lavorare su se stesso anche grazie alle numerose pubblicazioni su questo argomento. L’opzione migliore resta sempre e comunque quella della relazione terapeutica, la quale può facilitare la conoscenza, il possesso e la trasformazione di noi stessi e del nostro animo molteplice.
Che sia la relazione con il padre ancora in vita o con il padre deceduto non importa: in questo e in altri casi la cosa più importante è riaprire un dialogo, anche se soltanto simbolico: l’immaginale è piano di realtà col quale volenti o nolenti siamo in relazione 24 ore al giorno e sul quale si costruisce il nostro “essere nel mondo”.

Cosa si può fare?

La buona novella è che si può intervenire su questa e su eventuali altre subpersonalità attraverso consulenze e psicoterapie ben guidate. Solo così potremo trasformare quel fantasma ambiguo in qualcosa di concreto, in quel padre che vogliamo esprimere e che non abbiamo ancora avuto l’occasione di portare nel quotidiano.

Dott. Alessandro Gambugiati

psicologo psicoterapeuta docente scrittore

Firenze, via delle Torri 34/c

Prato, viale della Repubblica 153

3285390990 www.alessandrogambugiati.net

Autore

Alessandro Gambugiati

Alessandro Gambugiati

Alessandro Gambugiati lavora come psicologo psicoterapeuta specialista in Psicosintesi Terapeutica. Si occupa di disagio psicologico, a partire dai casi di più grave compromissione del funzionamento affettivo e cognitivo. Svolge anche il ruolo di docente.

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