Malessere

L’albero spoglio,l’autunno, il cambiamento

 

Imparare a “morire a noi stessi” è la lezione che ci viene dall’albero nel suo autunno, perché nulla di nuovo può nascere se qualcosa di vecchio non muore. Il processo di spoliazione equivale a quello di purificazione, raccomandato a livello spirituale come indispensabile per ritrovare la nostra nudità, vale a dire la nostra verità.  

Spogliarci di tutte le maschere che alterano la nostra identità profonda, imparare a separarci è la condizione prima per poter rinascere, per aprirci come l’albero a una nuova stagione della nostra vita. La ciclica spoliazione dell’albero ci insegna visivamente che il processo di crescita è fatto di tante apparenti morti, necessarie per ulteriori rinascite. Come l’albero che , se non accettasse di lasciare la foglia cadere, impedirebbe alla nuova gemma di aprirsi. E se non permettesse al frutto di staccarsi, impedirebbe al seme in esso rinchiuso di trasmettere la vita.

“Morire” per rinascere

“Fino a quando non avrai appreso questo morire e rinascere non sarai che un triste viaggiatore per l’oscura terra”

J. W. Goethe

Che sarebbe di noi se non ci separassimo dal ruolo di figlio e dalle sue dipendenze? Diventeremmo adulti solo fisicamente, perchè il processo della vita è comunque inarrestabile. E se non ci separassimo dal ruolo di genitore? Impediremmo ai nostri figli di crescere e di individuarsi. Così è anche per i vari ruoli professionali e sociali che rivestiamo nella nostra vita. Se essi cessano di essere “veste” e diventano invece “volto” da cui far dipendere la nostra identità, quando inevitabilmente dovremo lasciarli rischieremo una crisi di disorientamento e spesso di depressione.

Crescere equivale a trasformarsi, ma ogni tras-formazione, che è passaggio attraverso le forme, ci chiede di allenarci alla separazione, soprattutto da quegli aspetti della nostra vita che più ci hanno gratificati e che, se diventano fissazione, ci impediscono di evolvere. Quante volte, ad esempio, per paura di non essere all’altezza, per paura di sbagliare ci siamo bloccati nel controllo del perfezionismo? 

Per guardare un albero siamo costretti a guardare verso l’alto, dove la sua chioma si apre alla luce e dialoga con il vento. Per coglierne i frutti dobbiamo raggiungere i suoi rami, vale a dire fisicamente e spesso faticosamente “elevarci”. La nostalgia dell’alto, del “paradiso perduto” è propria del cuore dell’uomo. La profondità di questo sentimento assume carattere universale ed esso risuona in ogni religione e cultura che ricerca, collegandosi con una dimensione superiore, di dare senso e significato alla vita umana. La verticalità dell’albero si accomuna per analogia alla direzione di crescita interiore dell’uomo, il cui destino diventa così quello di sublimare se stesso. 

La trascendenza dell’albero, costantemente incarnata nel tempo, è ancorata alla sua storia dalle sue stesse radici, la sua parte più umile  e più nascosta, da cui l’albero non può essere separato perchè cesserebbe la sua vita. Lo stesso vale per l’uomo , che non può vivere l’aspirazione verso l’alto come fuga dal quotidiano, dal terreno in cui vive. Quest’ultimo rimane il luogo ed il banco di prova della sua crescita, il barometro della sua maturazione psico-spirituale. E’ solo nella realtà del presente, nel nostro “qui ed ora” che misuriamo la nostra verità. 

Quando ci spostiamo dal nostro centro interiore, che dovrebbe essere in asse sia con le energie fisico-istintuali che con quelle psico-spirituali, che rappresentano i valori a cui improntare la nostra vita, rischiamo di perderci nella de-viazione, che tende ad orizzontalizzarla, vale a dire ad uniformarla a modelli comportamentali banalizzanti, imposti da mode superficiali e passeggere. Il prezzo da pagare è una sofferenza interiore, che diventa perdita di senso e di identità, che può sfociare nella depressione. Sentiamo, senza capirlo, che stiamo tradendo noi stessi. E non si può sfuggire alla propria anima senza mutilare la propria vita. 

“Se l’inverno dicesse: Ho nel cuore la primavera, chi gli crederebbe?”

K. Gibran

Autore

Elisabetta Marra

Elisabetta Marra

Psicologa e Psicoterapeuta specializzata in Terapia psicosintetica, si occupa dei disturbi d'ansia, attacchi di panico, disturbi dell'umore, disagio esistenziale, lutto, autostima.

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