Psicologia

Psicosintesi dell’albero genealogico

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Cos’è la Psicosintesi?

La Psicosintesi nasce nei primi del ‘900 ad opera di Roberto Assagioli dal tronco della Psicoanalisi e come quest’ultima promuove l’integrazione tra conscio e inconscio. Dapprima si occupa di problemi psichici e poi estende ai campi educativo, dell’autoformazione, dello sviluppo personale e transpersonale. E’ concezione multi-personale della psiche umana e tensione scientifica verso la comprensione dell’essere umano nella totalità delle proprie esperienze esistenziali. Promossa in tutto il mondo, è modello integrativo di attrazione e di sintesi dei migliori contributi della psicologia mondiale. Una delle definizioni che preferisco è quella di Piero Ferrucci: “Psicosintesi come sistema aperto di strumenti pratici per la trasformazione della psiche”.

Chi è A. A. Schutzenberger?

La Schutzenberger inizia i suoi studi presso l’Università di Parigi nel primo dopoguerra e viene iniziata alla formazione psicoanalitica dall’antropologo Robert Gessain e da Francoise Dolto. Nel 1951 si sposta in USA dove lavora con gli allievi di Kurt Lewin sulle dinamiche di gruppo. Nello stesso anno conosce lo psicologo statunitense J. L. Moreno, il quale la nominerà rappresentante della cultura psicodrammatica all’interno del mondo accademico internazionale. E’ attualmente uno dei pilastri della International Association of Group Psicoterapy fondata da Jacob Moreno.

Alla fine degli anni ’50, durante le supervisioni con Francoise Dolto, emerge l’importanza di conoscere la vita degli antenati, nonché l’intuizione, successivamente confermata dalla statistica, del rilievo delle trasmissioni inconsce e involontarie dei legami transgenerazionali.

Schutzenberger psicosintesista?

Lavorando con “La sindrome degli antenati” (Di Renzo Editore, 2004) ho potuto osservare alcune similitudini tra il modello teorico proposto dalla Schutzenberger e la Psicosintesi di Roberto Assagioli: le radici psicoanalitiche, il modello integrativo e sintetico, l’attenzione alla psicosomatica, la concezione multi-personale della psiche umana e la disidentificazione come strumento di lavoro sono gli aspetti che emergono maggiormente.

Alcune conferme scientifiche

All’interno della sezione scientifica del sito www.repubblica.it, il 13 aprile 2014 è stato pubblicato un articolo su una ricerca effettuata dal Research Institute dell’Università di Zurigo, attraverso la quale i ricercatori affermano di essere riusciti a fornire le prove del fatto che “i traumi si ereditano da genitori a figli e nipoti fino alla 3° generazione” (fonte: Nature Neuroscience). I ricercatori sarebbero riusciti a identificare piccole frazioni di materiale genetico chiamate “MicroRNA”, brevi sequenze attraverso le quali verrebbero trasmesse le istruzioni per costruire le proteine e che conserverebbero anche la memoria di eventi traumatici.

La dott.ssa Mansuy – Ateneo di Zurigo – afferma che “ci sono malattie come il disordine bipolare che si tramandano in famiglia nonostante non siano riconducibili a un particolare gene”.

La ricerca si basa su esperimenti con topi traumatizzati messi a confronto con topi non traumatizzati: “le evidenze dimostrano che lo stress traumatico altera per eccesso e per difetto la quantità di numerosi MicroRNA nel sangue, nel cervello e nel liquido spermatico. I figli dei topi traumatizzati mostravano comportamenti caratterizzati da depressione”. “Siamo in grado di dimostrare per la prima volta che le esperienze traumatiche influenzano il metabolismo a lungo termine, che i cambiamenti indotti sono ereditari e che gli effetti del trauma ereditato sul metabolismo e i comportamenti psicologici persistono fino alla 3° generazione” (Mansuy). In altre parole vi è una trasmissione genetica dei condizionamenti ambientali subiti affinché la sopravvivenza delle generazioni successive possa essere assicurata anche in ambiente potenzialmente ostile.

All’interno della sezione scientifica del sito www.ilfattoquotidiano.it il 2 dicembre 2013 è stato pubblicato l’articolo dal titolo “I ricordi dei nonni ereditati dai nipoti tramite il DNA”. Si tratta di uno studio basato sulla osservazioni di topi traumatizzati e non, all’interno del quale la variabile osservata era la capacità dei topolini delle nuove generazioni di evitare determinati odori senza avere ricevuto un precedente addestramento. L’esperimento aveva l’obiettivo di fornire alcune risposte relativamente al perché un evento traumatico che ha coinvolto un antenato continui ad influenzare la famiglia molte generazioni dopo. Lo studio fornirebbe alcune evidenze anche circa il fenomeno chiamato “eredità epigenetica transgenerazionale”, nei termini di influenza che l’ambiente esterno esercita sull’individuo modificandone il DNA e rendendo questo cambiamento ereditabile dalle generazioni successive.

Sindrome degli antenati e Psicosintesi dell’albero genealogico

A pag. 10 di “La sindrome degli antenati” la Schutzenberger afferma che “le trasmissioni transgenerazionali sono in genere legate a segreti, a cose taciute, nascoste, talvolta proibite anche al pensiero, che attraversano le generazioni senza essere né pensate né elaborate”.

Lo strumento di lavoro che la Schutzenberger utilizza per le sue ricerche psicogenealogiche è il genosociogramma ideato da Henry Collomb e presentato per la prima volta a Nizza nel 1978. Quando si parla di albero genealogico, infatti, abbiamo la possibilità di scegliere tra 3 strumenti diversi: 1) l’albero genealogico, che corrisponde soprattutto alla ricostruzione del grafico dei membri della famiglia attraverso i documenti recuperati; 2) il genogramma, che consiste nella redazione dell’albero genealogico, ma “a memoria” (ovvero senza il supporto dei documenti) e 3) il genosociogramma, che consiste in un genogramma all’interno del quale la Schutzenberger include tutti i passaggi significativi della storia della famiglia ed eventuali ripetizioni di eventi per scoprire i legami nascosti e inconsci, incluso: la comunicazione non verbale, le dimenticanze, le rotture, le fratture dell’anima, le sincronicità (nel senso di ripetizione delle date), le coincidenze di nascita, di morte, di matrimoni, di separazioni, di incidenti, di malattie, di fallimenti, ecc.

Secondo la Schutzenberger, infatti, “il contesto ci plasma, ci crea e al contempo di trascina alla cieca verso la commedia o la tragedia” (pag. 18). In seguito, utilizzando le metafore di Abraham e Torok, la Schutzenberger afferma che “vicende familiari legate a segreti, cose taciute, proibite, trasmesse senza essere né pensate, né elaborate, diventano cripte dalle quali prima o poi prenderà vita il fantasma transgenerazionale che spingerà il soggetto ad agire mediante l’effetto ventriloquo” (pag. 57; dove la parola “fantasma” va intesa in senso psicoanalitico).

E ancora: “paghiamo pegno al passato finché non si è cancellato il debito; un’alleanza invisibile che ci spinge alla ripetizione di eventi positivi e negativi, eventi traumatici, morte ingiusta, ecc., persino la sua eco” (pag. 14).

A conferma di queste ipotesi la Schutzenberger cita “Totem e Tabù”, all’interno del quale il padre della Psicoanalisi afferma “noi procediamo comunque dalla ipotesi di una psiche collettiva (…) facciamo sopravvivere per molti millenni il senso di colpa causato da un’azione e lo facciamo restare operante per generazioni e generazioni che di questa azione non possono aver avuto nozione alcuna. Facciamo proseguire un processo emotivo” (pag. 19).

Secondo Jung “è l’inconscio collettivo che ci influenza (…) che si trasmette di generazione in generazione nella società e che accumula le esperienze umane” (pag. 19), frase collegabile al celebre aforisma junghiano “tutto ciò di cui non diventiamo consapevoli diventa un destino”. In “Ricordi, sogni e riflessioni” Jung afferma di aver scoperto che un suo antenato omonimo (nel senso che si chiamava Carl Gustav Jung proprio come lui!), morto nel 1645, aveva dedicato tutta la sua vita al processo di individuazione utilizzando i termini in uso in quell’epoca! Jung: “Ho la netta sensazione di essere sotto l’influenza di cose o problemi che furono lasciati incompiuti o senza risposta, dai miei genitori, nonni e anche dai miei più lontani antenati” (Ricordi, sogni e riflessioni, pag. 286).

Possiamo trovare un altro interessante contributo nella lettera n. 14 de “Il libro dell’Es” di Groddeck, nel quale l’autore propone il caso clinico di D., un soldato che si ammalava molto gravemente ogni volta che doveva recarsi al fronte per combattere. Nato in una famiglia di antica tradizione militare, D. guarisce totalmente a seguito dell’analisi condotta da Groddeck, ma poi cade in battaglia alcune settimane dopo la conclusione del trattamento. Le parole che Groddeck spende su questo caso mi fanno ipotizzare che D. avrebbe preferito morire anziché rinunciare alla identificazione con la sua subpersonalità militare..

Tra i contributi più significativi di Moreno la Schutzenberger seleziona i concetti “tele” (una miscellanea di empatia, transfert, comunicazione autentica, positiva, negativa e inconscia tra le persone; in altre parole, la comunicazione a distanza tra inconsci), “atomo sociale” (unità sociale non ulteriormente divisibile a cui un individuo partecipa per soddisfare il suo bisogno di espansione affettiva) e “reti sociometriche” come insiemi di atomi sociali in relazione tra loro (pag. 22). In questa prospettiva all’interno della coppia terapeutica, del gruppo, della famiglia, ecc. l’inconscio dei membri influirebbe sugli altri membri e sul sistema nel suo insieme (esseri umani come sistemi aperti in profonda relazione tra loro).

F. Dolto afferma che “ciò che viene taciuto alla prima generazione la seconda lo porta nel suo corpo” (pag. 30) aprendo alla metafora di un corpo assimilabile ad un hard-disk nel quale possono essere registrate informazioni a qualsiasi livello, anche nei termini di salute e malattia. In questa prospettiva è di fondamentale importanza aprire gli eventuali cadeau transgenerazionali presenti nel nostro corpo, con la scelta deliberata di disattivarne i processi inconsci sottesi.

Relativamente alla “sindrome dell’anniversario” scoperta da Josephine Hilgard analizzando con metodo statistico tutte le cartelle cliniche di un ospedale americano dal 1954 al 1957 (pagg. 72-73), la Schutzenberger afferma che “l’inconscio ha una buona memoria: ama i legami di famiglia e sottolinea gli avvenimenti importanti del ciclo di vita attraverso la ripetizione di date o di età (…) molti bambini sono nati per coincidenza, come per sottolineare l’anniversario di nascita o di morte «della madre della madre», quasi a richiamare il legame della madre con la propria madre (o con il proprio padre) (…) come se esistesse una complicità tra l’inconscio della madre e il preconscio del figlio che sta per nascere, per cui queste date di nascita divengono significanti” (pag. 79).

Conclusioni

La vita di ogni membro di una qualsiasi famiglia può essere influenzata da “lealtà invisibili” che possono incidere concretamente sul destino del soggetto e del suo albero genealogico al di la del tempo (sindrome dell’anniversario) e dello spazio (concetto “tele”), tutti fenomeni che la psicologia e la statistica stanno indagando con metodo scientifico.

Sebbene non sia ancora chiara la modalità di trasmissione di questi destini, sappiamo per certo che tale fenomeno ha luogo e che si ripercuote sulle nostre vite anche nei termini di vita e di morte (es. sindrome da anniversario).

Dott. Alessandro Gambugiati

psicologo psicoterapeuta docente scrittore

Firenze, via delle Torri 34/c

Prato, viale della Repubblica 153

3285390990 www.alessandrogambugiati.net

Autore

Alessandro Gambugiati

Alessandro Gambugiati

Alessandro Gambugiati lavora come psicologo psicoterapeuta specialista in Psicosintesi Terapeutica. Si occupa di disagio psicologico, a partire dai casi di più grave compromissione del funzionamento affettivo e cognitivo. Svolge anche il ruolo di docente.

1 commento

  • Complimenti per l’articolo e per la ricerca. Sono carismatica e con la preghiera, fatta insieme alla persona interessata, Gesù, Maria e gli Angeli liberano l’albero genealogico da situazioni negative che, dalle vite antecedenti, si ripetono nelle vite successive. Solo Gesù e Maria possono liberare e guarire in base alla fede maturata e vissuta.

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