Psicologia

La ferita primaria: abbraccia il tuo bambino ferito

La maggior parte della letteratura psicologica descrive lo sviluppo umano come un continuum orizzontale di esperienze che partono dalla nascita e procedono attraverso varie fasi che includono l’infanzia, l’età prescolare, la seconda infanzia, l’adolescenza e l’età adulta. L’essere umano passa lentamente attraverso tutte queste fasi di vita superandole, fino ad arrivare alla maturità e alla vecchiaia che sembrano distanti dalle prime fasi dello sviluppo.

Unknown-23Inoltre tutte le eventuali regressioni a stadi di sviluppo precedenti vengono solitamente interpretate come più o meno patologiche. E’ su queste che si interviene solitamente in terapia

poiché creano scompensi e disequilibri a livello di integrazione.

Questo è il MODELLO PSICOLOGICO DELLO SVILUPPO UMANO rappresentato graficamente:

bambino—- |——|——|—–|—–|—–|——-|——|—– > adulto

Il modello di Firman e Gila: la Ferita Primaria

A differenza del modello evolutivo rappresentato precedentemente Jhon Firman e Ann Gila, psicoterapeuti della Psicosintesi, ne hanno ideato uno molto diverso.

I due ricercatori, partendo dalla loro esperienza personale e dai trent’anni di lavoro psicoterapeutico, hanno cercato di rappresentare un modello evolutivo diverso che ruota intorno al concetto di FERITA PRIMARIA.

Unknown-1Assagioli sosteneva che: “…. superare non significa perdere; ….quando si cresce e si superano delle età non significa che le perdiamo.

Firman e Gila partendo da questa considerazione ipotizzano che l’adulto rappresenti solo l’ultimo strato della personalità e non ciò che siamo; ogni strato è incluso nell’insieme della vita di ogni persona ed è importante “non uccidere il bambino che è in noi”.

La nostra esistenza include tutto quello che siamo stati e che saremo.

Potremmo dire che all’età di 35 anni ad esempio dentro di noi si trova anche il bambino di 1, di 2, 3, 4 ……10, e l’adolescente di 15, 18, il giovane adulto di 20,25,  e l’uomo di 35 anni. Nessuna fase evolutiva viene persa ne dimenticata  ma tutte sono racchiuse in quella successiva.

Potremo cosi rappresentare la nostra esperienza di vita come anelli concentrici che partono dal più piccolo e mano a mano includono anelli più grandi.

Come gli strati di una cipolla noi possiamo immaginare vari anelli concentrici che si includono a partire dalla nascita fino ad arrivare alla vecchiaia.

In base alla teoria di Firman e Gila al centro di questi cerchi concentrici è possibile immaginare il SE visto come un centro unificatore, l’origine di tutte le esperienze esistenziali.

Nella maggior parte dei casi se viviamo rapporti interpersonali buoni, con figure genitoriali che rispecchiano il bambino, le varie fasi di vita nel passare si chiudono, lasciando spazio a quelle successive. Anche Winnicot affermava che ” se il rispecchiamento è positivo si riscontra una continuità dell’essere”.

In Piscosintesi  si ipotizza che affinché ci sia una continuità dell’essere è necessario che si mantenga una connessione tra l’Io e il Sè. Purtroppo spesso accade che eventi particolarmente stressanti producano delle interruzioni a livello di questa connessione portando l’Io a vivere situazioni di emergenza che devono essere superate. Queste situazioni di emergenza sono chiamate da Firman e Gila FERITE PRIMARIE  perché spezzano la connessione primaria col Sè.

La personalità di sopravvivenza

In ogni momento in cui non veniamo accolti per quello che siamo veramente e non veniamo visti, riconosciuti dall’altro che è con noi, avviene un’interruzione col Sè che ci porta a sperimentare l’abbandono, la debolezza, la vergogna….. In tutte queste situazioni veniamo trattati come “oggetto” e non più come un “TU”; ad esempio diventiamo quello che non deve piangere, o che non può provare quella gioia o quel dolore…. e così impariamo a sopravvivere, anziché a vivere. In quelle situazioni la nostra personalità non è più libera di viversi autenticamente e diviene una personalità di SOPRAVVIVENZA (il falso Sè di Winnicot). Viviamo così una dimensione di sopravvivenza per sopravvivere alla ferita primaria.

Tutte queste ferite sono presenti in modo indelebile nella nostra struttura di personalità e ci condizionano in tutte le nostre fasi evolutive.

Il modello proposto da Firman e Gila ha lo scopo di sensibilizzare le persone  a non abbandonare il bambino o la bambina che sono in tutti noi ma anzi a riconttattarlo e a starci insieme. Le ferite non svaniscono mai dalla nostra esperienza ma ristabilendo una relazione con i “nostri bambini feriti” è possibile riaprire un dialogo con loro e trovare nuovi modi per sanare quelle esperienze dolorose.

Quando si tratta di rapporti interpersonali spesso queste ferite primarie e le conseguenti personalità di sopravvivenza si fanno molto sentire. Il nostro bambino ferito riconosce il bambino ferito dell’altro; è come se si riconoscessero, come se aderissero l’uno all’altro legandosi ma in modi patologici. Quando non siamo consapevoli dei nostri bambini feriti sono questi a gestire le nostre relazioni e lo fanno in modi non sempre sani.

images-146Questo è il caso degli amori tormentati; l’incomprensione, la mancata comunicazione scaturisce dalle ferite reciproche che si contattano, risuonano e creano un legame patologico.

Ma nel momento in cui riusciamo a riconoscere le nostre ferite ed entriamo in comunicazione con loro, è possibile stabilire nuovi equilibri e attuare  cambiamenti importanti per fare pace con i bambini feriti e quindi con l’adulto che è in relazione con noi. La relazione così diventa una condivisione tra adulti e non una dinamica patologica tra bambini feriti.

Dott.ssa Gaia Spagnoli, psicologo-psicoterapeuta psicosintetico. per info corsi e terapia, anche su Skype, contattare il numero 347/7620657.

Autore

Gaia Spagnoli

Gaia Spagnoli

Psicologa e psicoterapeuta. Si occupa del disagio psicologico negli adulti e negli adolescenti. Svolge psicoterapia individuale, di coppia, familiare e di gruppo.

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