Psicosintesi

La relazione: impariamo a capire chi siamo e chi abbiamo di fronte

Tutto è relazione!

L’uomo è un animale sociale. L’intera nostra esistenza si sviluppa intorno a varie relazioni significative che durano nel tempo ed è costellata da una molteplicità di altre, che invece come stelle cadenti, si esauriscono.

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Vorrei condividere con voi questo piccolo frammento di Piero Ferrucci, docente dell’Istituto di psicosintesi Terapeutica di Firenze, allievo diretto di Assagioli, e grande “uomo”.

“Quanto sono solo nostre, le nostre esperienze?

Ognuno di noi si trova in una bolla individuale, in un suo mondo di percezioni, emozioni e immagini private che nessuno potrà mai davvero conoscere? Siamo davvero soli accanto ad altre persone sole? Forse si. Il nostro mondo soggettivo, in cui è inclusa anche la bellezza, è talmente variegato, sottile e in continuo movimento, che forse dovremmo metterci l’animo in pace e dichiararlo incomunicabile. In questa prospettiva, le esperienze estetiche sarebbero eventi intensi ma solitari, destinati a svanire per sempre senza lasciar traccia, senza essere conosciuti da nessuno altro al di fuori di noi.

O forse no. In fondo, basterebbe tornare alla semplicità di ciò che accade. E allora ci renderemmo presto conto che il bello vive e respira nella relazione. Ascoltare una musica, vedere un film o un paesaggio insieme ad un’altra persona o da soli: sappiamo tutti che c’è una enorme differenza. La psicologia e la neurofisiologia stanno dimostrando che siamo esseri sociali, e che il nostro cervello e tutto il nostro organismo sono fatti per le relazione. Nel corso della nostra evoluzione  abbiamo imparato a leggere le emozioni altrui, a partecipare e condividere, tanto che da queste capacità  dipende la nostra sopravvivenza. Nessuna nostra esperienza si può capire appieno se non nel contesto della relazione.

Vero, non possiamo sapere con sicurezza se le nostre esperienze sono condivise. Però ogni tanto capita che abbiamo la sensazione chiara e precisa che quello che stiamo sentendo noi lo sta provando anche l’altro, che il nostro sentire coincide, e che questo fatto di per sé ha un suo valore, soprattutto quando l’esperienza condivisa ci sta a cuore. Come l’esperienza della bellezza.”

Piero Ferrucci, La bellezza e l’anima. Ed. Mondadori

Piero Ferrucci esprime come per ognuno di noi ogni esperienza vissuta sia una potenziale esperienza di condivisione poiché il nostro corpo,  la nostra mente e la nostra anima ricercano continuamente la condivisione con l’altro.

Nasciamo all’interno di una relazione simbiotica con una madre, che ci permette di venire al mondo come una nuova e distinta individualità e con la morte torniamo dal’ Unità, alla molteplicità col Tutto, con l’Universo.

La solitudine nella relazione

Quante volte anche a voi è capitato di  vivere un’esperienza emozionale importante, dando per scontato che l’altro davanti a voi la potesse  riconoscere, sentire , comprendere ……e accorgersi invece improvvisamente che non è così. O meglio….. che l’altro anche se ha saputo ascoltare e ha cercato di immedesimarsi, non riesce fino in fondo a vedere con i vostri occhi ne a sentire col vostra cuore, quello che per voi è un sentimento inequivocabile .

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I sentimenti sono esperienze personali, soggettive, così come lo sono le esperienze che viviamo nel corpo, intendendo con queste la percezione di tutti i nostri sensi, e anche quelle che viviamo nella nostra mente. Come tali quindi non sono inequivocabili ma anzi sono soggette a molte interpretazioni.

La verità spesso è che siamo come due grandi interrogativi che si guardano ma non lo riconosciamo.

Tutte le volte che non ci sentiamo compresi profondamente dall’altro, che non ci sentiamo visti e protetti, viviamo un grande senso di vuoto, di solitudine. Una solitudine che spesso stordisce, disorienta, ferisce profondamente il nostro corpo e la nostra mente tanto da mortificare tutto, anche i sentimenti sinceri che fino a quel momento erano il motore di quella relazione.

Questo tipo di solitudine si sente spesso nella vita; e dopo le prime volte che la sperimentiamo, ne diventiamo così  sensibili che la riconosciamo  al primo istante e condizioniamo tutto quello che fino a qui momento aveva funzionato.

Quando una relazione non funzione a livello empatico, le persone soffrono terribilmente, si difendono, aggrediscono, rinnegano tutto quello che fino a quel momento le aveva legate insieme. Si pensa talmente tanto a quel senso di vuoto e al modo più veloce per sfuggirlo, che mai la nostra attenzione si focalizza sul perché accade di non capirsi, di allontanarsi , di perdersi.

Avete mai pensato che se due persone di nazionalità diversa si incontrano e parlano, probabilmente non si capiranno perché utilizzano due linguaggi diversi: l’uno non conosce la lingua dell’altro .

Per arrivare a scambiarsi semplici segnali di comunicazione devono iniziare a gesticolare e ad usare il corpo per facilitare una comunicazione altrimenti impossibile. Oppure usare “Google traduttore” per tradursi a vicenda. .

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Purtroppo nelle relazioni che viviamo costantemente non siamo  dotati di un traduttore portatile che faciliti la comprensione dell’altro.  E così ci ostiniamo a parlare la nostra lingua arrabbiandoci se l’alto non capisce, spendendo un sacco di energia inutilmente, senza individuare qual’è il vero problema: l’altro è diverso da noi!

Il suo mondo interiore , fatto di emozioni, pensieri, memorie di vario tipo, frutto di tutte le esperienze accumulate nella vita, è diverso dal nostro per cui anche sforzandoci, anche volendoci bene non ci capiamo fino in fondo, parliamo due lingue diverse.

Accettare la diversità dell’altro ci permette di vivere meglio le incomprensioni, di non sentirci soli nella relazione e di creare un linguaggio condiviso più empatico.

Il giusto atteggiamento per avere relazioni soddisfacenti

1- Ricordiamoci che i sentimenti sono esperienze soggettive: quando siamo davanti a qualcuno cerchiamo di capire chi è.

Impariamo ad ascoltare la sua voce, a guardare con i suoi occhi il mondo. Ognuno di noi è la sintesi delle esperienze vissute nella vita. Accettiamo il fatto che quello che proviamo (emozioni, sentimenti) e quello che pensiamo sono il frutto di una personale visione del mondo che ci circonda, non sono etichette standardizzate uguali per tutti. Se capiamo questo, se impariamo a riconoscere le nostre reciproche diversità, riusciremmo a coltivare la pazienza e la tolleranza verso l’altro.

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La vita è come una grande rete: e noi siamo tutti pesci. Ma ognuno è diverso dall’altro anche se di pesci si tratta.

2- Volersi bene non significa comprendersi a tutti i costi; pensiamo per un attimo a nostra madre.

Una madre da la vita, accudisce, ama incondizionatamente, accompagna, ascolta, protegge…… o almeno dovrebbe essere stata inventata per farlo. Eppure il 90 % delle persone che vengono in terapia hanno problemi con la figura materna. Vi siete mai chiesti il perché?    Credetemi non è un caso.

Spesso sono proprio le persone più vicine a noi, quelle di cui ci fidiamo ciecamente, quelle che vorremmo con noi nei momenti difficili ad avere più difficoltà a capirci. Conoscendoci, proiettano le loro idee e costruiscono immagini di noi per quello che vorrebbero che noi fossimo e non per quello che realmente siamo.

Quante madri hanno la pretesa di sapere meglio di noi quello di cui abbiamo bisogno e quante tra queste si offendono terribilmente quando si accorgono che abbiamo seguiti tutti i suggerimenti possibili eccetto i loro. Le persone che ci vogliono bene non sempre hanno la capacità di ascoltare cosa realmente abbiamo da dire. Si immaginano quello che hanno bisogno di vedere, quello che le fa sentire al sicuro, non vedono quello che realmente c’è almeno, almeno non sempre.

Per questo non dobbiamo confondere il bene e l’amore con l’essere compresi.

3-La comprensione non va pretesa ma facilitata; impariamo a parlare con un linguaggio comprensibile dall’altro.

Non facciamoci condizionare dalle nostre aspettative o dalle nostre ferite: permettiamo a chi è di fronte a noi di avere il tempo per guardarci, per accettare le nostre diversità, per sviluppare tolleranza là dove è necessaria. Permettiamoli di sbagliare e di rimediare e non sentiamoci subito incompresi e soli di fronte alle difficoltà che ogni relazione ha dentro di sé. Impariamo a capire le parole e le reazioni emotive dell’altro attivando una forma di traduzione che deve includere la visione del suo mondo interiore, mondo spesso di forma diversa dal nostro.

4- Impariamo a capire chi siamo.

Molto spesso la nostra attenzione è presa dall’osservazione dell’altro: quando la relazione si fa difficile siamo abilissimi a puntare il dito su chi abbiamo di fronte ma mai su di noi.

Questo accade perché per la maggior parte delle volte noi non riusciamo a guardarci dall’esterno e quindi non abbiamo imparato a conoscerci. Le nostre reazioni emotive arrivano prima dei nostri occhi: prima ancora che l’altro abbia avuto il tempo di spiegarsi meglio, la rabbia è già scattata, la paura ha già iniziato a gridare, l’ingiustizia ha già tramato la sua tela…… E mai in tutto questo reagire siamo consapevoli del perché.

Impariamo a chiederci “perché mi arrabbio” quando sento quelle parole, “perché mi spavento” se l’altro mi mette di fronte a quella situazione. Oppure chiediamoci il “perché diventiamo vittime di ingiustizie” che ci feriscono profondamente sole se chi abbiamo di fronte per un attimo ci perde di vista…..

E’ necessario, prima di puntare il dito sull’altro, capire chi siamo noi e perché abbiamo quelle particolari reazioni. Osservandoci dall’esterno potremmo iniziare a rispondere a queste domande; potremmo capire che anche le nostre reazioni emotive sono dovute all’esperienza, alle tante situazioni che la vita ci ha fatto sperimentare. E che quindi potrebbe essere che non sia semplicemente l’altro un mostro, tiranno e giustiziere ma magari siamo noi troppo sensibili e disillusi rispetto a temi sensibili che ci mettono di fronte alle nostre fragilità.

Dott.ssa Gaia Spagnoli psicologo-psicosintetista. Per info corsi e terapie anche su Skype contattare il numero 347/7620657

 

 

 

Autore

Gaia Spagnoli

Gaia Spagnoli

Psicologa e psicoterapeuta. Si occupa del disagio psicologico negli adulti e negli adolescenti. Svolge psicoterapia individuale, di coppia, familiare e di gruppo.

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