Malessere

Ansia: sintomo o simbolo?

Disegno di donna in preda all'ansia, angoscia, pauraL’ansia è un tema oggigiorno molto attuale. Milioni di persone nelle loro vite sono alle prese con questo disagio. Nella mia esperienza di psicoterapeuta le persone che soffrono d’ansia sono statisticamente rilevanti; potrei dire che almeno due su tre si presentano per richiedere un percorso terapeutico che li aiuti a risolvere i sintomi dovuti ad uno stato d’ansia.

Di cosa si tratta?

Cerchiamo di definire ora cosa si intende per ansia. Sicuramente si tratta di uno stato di forte agitazione dovuto ad una risposta eccessiva a situazioni che sono percepite dal soggetto come pericolose per se stesso o per le persone care. Naturalmente, nella maggior parte dei casi delle persone che si rivolgono ad un terapeuta, questa risposta di allerta non è motivata rispetto alla reale pericolosità della situazione; situazione che a volte può essere anche solo anticipata nella propria mente (ansia anticipatoria). Spesso alcune persone fanno anche fatica a collegare la propria ansia ad una specifica origine e ne parlano in modo generico, come uno stato di forte preoccupazione senza un oggetto che ne sia la causa.

L’ansia, specialmente quando non ha cause evidenti, è un’emozione che può mettere a dura prova chi ne soffre, il quale inizia a girare a vuoto, cercando soluzioni spesso inadeguate per tentare di eliminarla e per non soffrirne più. A questo proposito l’ansia viene spesso descritta dalle persone come se fosse qualcosa che gli si è attaccato addosso come una calamita e che non sanno come staccare via.

L’ansia può manifestarsi in diverse forme e stati di intensità che vanno da una leggera ansia fino ad arrivare ad uno stato di forte agitazione che condiziona e limita fortemente la propria vita.

Quando si presenta?

Al di là delle situazioni dove è presente un “trauma”, è interessante notare come spesso gli stati ansiosi si presentano in concomitanza di un momento di trasformazione, di possibile crescita e queste momenti vengono in qualche modo ostacolati. L’ansia allora si presenta sotto forma di energia evolutiva che chiede fortemente di esprimersi, di rivelarsi, di prendere forma. Ma per dare forma a cosa? Proprio a quell’istanza di cambiamento, di evoluzione che risulta invece essere bloccata. L’ansia allora diventa il simbolo di un “avvenire possibile”.

Ansia come simbolo

Paradossalmente, l’ansia è uno dei sintomi che maggiormente nasconde una smisurata voglia di vivere, di realizzare creativamente, di manifestarsi al mondo con totalità. Possiamo allora definirla come una delle più forti pulsioni vitali di cui siamo forniti. Nella visione della Psicosintesi possiamo considerare l’ansia come un energia in sospensione in attesa di giusta canalizzazione, come una parte di noi stessi che ha voglia di venire fuori, di vivere e di esprimersi con pienezza anche quando si colora di sentimenti negativi come la paura o l’angoscia. Questo perché, come la Psicosintesi ci insegna, il nostro mondo interiore è caratterizzato da una molteplicità (sub-personalità) e che noi, a causa di condizionamenti passati, ne esprimiamo solo una piccola parte. Per cui alcune istanze sono da sempre in esilio dentro di noi e attendono da tempo di uscire allo scoperto e realizzare ciò per cui sono in essere.

Disegno di uomo in angoscia, sintomo o simbolo?Pensiamo per esempio ad un bambino al quale continuamente veniva inibita la sua curiosità e la sua voglia di esplorare il mondo circostante con dei continui “Attento! Non fare questo! Non fare quello! Non andare lì, sennò ti fai male!”. In questo modo al bambino viene inibita la sua innata vitalità, la gioia di fare esperienze, l’entusiasmo di vivere appieno la sua età, instillando in lui la paura e il senso di sfiducia e di insicurezza che verrà di conseguenza modulata dall’espressione dell’ansia. Ebbene in questo caso lo stato ansioso potrebbe essere letto come un sintomo che esprime una smisurata voglia di vivere, di creare, di manifestarsi pienamente. È come se una parte di noi (sub-personalità) comunicasse la sua voglia di vivere, di esistere, di avere uno spazio di espressione nella nostra vita per realizzare in ultimo se stessi.

Alla luce di quanto scritto finora può sorgere una domanda: perché per riconnetterci alla nostra essenza si debba necessariamente passare attraverso un sentire così forte e invalidante? Probabilmente quello che avviene è il tentativo ultimo del Sé che ci richiama a considerare quelle parti essenziali di noi che stiamo escludendo dalla nostra vita. È un invito a ristabilire quel contatto intimo con la nostra natura più vera che si è interrotto in epoche passate. È un invito ad evolverci. Un invito talmente forte da scuoterci fin dentro il nostro intimo. Queste parti eluse, esiliate, possono rappresentare qualsiasi aspetto negato al nostro essere, dalla sessualità alla creatività, dai desideri fino ai sentimenti. A questo punto potremmo metaforicamente dire che la paura legata alla percezione di un pericolo è un segnale che semplicemente ci comunica che non possiamo più esistere senza ristabilire il contatto con la nostra vera natura, il Sé. E se questo grido disperato non viene ascoltato potrebbe addirittura condurci verso forme di sofferenza  sempre più intense.

Autore

Cristiana Milla

Cristiana Milla

Psicologa, psicoterapeuta. Esperta in disturbi d'ansia, disturbi alimentari, difficoltà sessuali, dipendenze affettive, supporto alla genitorialità e alla famiglia. Collabora con l'Istituto di Psicosintesi di Roma.

1 commento

  • Salve,
    sono in trattamento per ansia generalizzata da uno psicoanalista da 7 anni, 2 sedute a settimana. Vivo in Sicilia. C’è una possibilità di fare un percorso con questo tipo di approccio? grazie

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